Chi sono i MSNA?
Con l’espressione “minore straniero non accompagnato” (MSNA), si fa riferimento al minore di anni diciotto, cittadino di Stati
non appartenenti all’Unione europea o apolide, che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio nazionale, privo di assistenza e rappresentanza legale da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili.
I MSNA sono oggi una delle categorie maggiormente vulnerabili, a rischio di esclusione sociale, discriminazioni, sfruttamento e devianza. Possono avere un bagaglio di vita pesante alle spalle, costituito spesso da violenze, privazioni e sono accomunati dall’esperienza di un viaggio lungo mesi, se non anni. In Italia questi giovani affrontano sfide decisive per il loro futuro, dall’apprendimento della lingua all’inserimento scolastico e lavorativo, per evitare di rimanere sospesi in un limbo e poter invece raggiungere una piena inclusione sociale, sentendosi parte attiva e responsabile della comunità.
La L. 47/2017 prevede un sistema unitario su tutto il territorio nazionale di accoglienza, identificazione, accertamento dell’età e tutela dei msna, garantendone anzitutto il diritto alla salute, all’istruzione e all’ascolto nei procedimenti amministrativi che li riguardano. Tra gli strumenti indicati dalla legge per la tutela del supremo interesse del minore vi è l’istituzione della figura del tutore volontario.
Al minore straniero non accompagnato che fa ingresso in Italia, possono essere riconosciuti alternativamente i seguenti permessi di soggiorno:
a) permesso di soggiorno per minore età, il quale può essere richiesto direttamente dal minore, o dall’esercente responsabilità genitoriale, anche prima dell’ accesso ai corsi di formazione professionale a nomina del tutore;
b) permesso di soggiorno per motivi familiari, rilasciato al minore infraquattordicenne affidato o sottoposto alla tutela di un cittadino italiano con cui convive o al minore ultraquattordicenne affidato o sottoposto alla tutela di un cittadino italiano o di un cittadino straniero regolarmente soggiornante con cui convive. Entrambi i permessi di soggiorno sono validi fino al compimento della maggiore età.
“I minori stranieri non accompagnati presenti in Italia sono oltre 21 mila: non sono solo numeri, ma persone che hanno bisogni, speranze e paure.” Così Unicef descrive la situazione attuale italiana. Per questo, educatrici ed educatori della comunità Crescere Insieme accompagnano questi ragazzi all’autonomia, sostenendoli in varie attività:
- consolidamento della lingua italiana
- inserimento lavorativo
- ricerca di un’abitazione
- regolarizzazione dei documenti
Se vuoi avere maggiori informazioni sulla vita delle comunità per MSNA come la nostra, seguici sui canali social e sul sito!
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La situazione dei neomaggiorenni stranieri in Italia
Si sente spesso parlare di minori all’interno delle comunità educative e di quale sia il percorso di crescita più adatto a loro. Si discute delle loro necessità, delle criticità dei loro percorsi e il livello di attenzione aumenta quando si parla di minori stranieri non accompagnati. Purtroppo però l’incremento di attenzione spesso non corrisponde ad un reale aumento di conoscenza dei percorsi che si possono effettuare e degli interventi educativi effettuati. Le comunità e i professionisti che ci lavorano vengono chiamati a predisporre attività finalizzate a sostenere il percorso di crescita di questi ragazzi e ragazze fino, di norma, al raggiungimento della maggiore età. Ma dopo i 18 anni cosa succede? In Italia, se ne parla ancora troppo poco. Per questo abbiamo voluto approfondire il tema con la Dott.ssa Tamara Alfonso, Assistente Sociale della Comunità per minori Crescere Insieme. La Dottoressa da anni accompagna i minori ospiti nella struttura nel loro percorso verso l’indipendenza.
Cosa succede ai ragazzi ospiti in comunità quando raggiungono la maggiore età?
L’ingresso nel mondo degli adulti rappresenta sempre un passaggio delicato per ogni ragazzo/a, indipendentemente dalla sua nazionalità e non può essere limitato ad una semplice questione biografica. Per quanto riguarda i MSNA tale momento è ancora più critico perché che siano qui da tre anni o da tre mesi, per lo Stato italiano il loro percorso di tutela, nella maggior parte dei casi, finisce con l’arrivo della maggiore età. Questo significa che il periodo di accoglienza presso una struttura, il supporto e gli interventi educativi che hanno ricevuto fino a quel momento devono essere interrotti. I neomaggiorenni devono uscire subito dalla comunità per iniziare un percorso di vita autonomo. Questo è giusto per i ragazzi che hanno avuto l’occasione di consolidare le opportunità di crescita avute, come nel caso in cui siano riusciti ad acquisire competenze linguistiche italiane adeguate e si siano inseriti con successo in percorsi lavorativi ma la realtà è che molto spesso, al compimento dei 18 anni, questi percorsi sono ancora in piena fase di sviluppo. Di frequente i ragazzi arrivano in struttura prossimi ai 18 anni, con poco tempo a disposizione per imparare l’italiano, completare un percorso formativo e/o inserirsi in modo concreto nel mondo del lavoro. Il rischio è che si trovano a dover uscire senza aver conseguito gli obiettivi educativi previsti per loro e senza avere reali strumenti di indipendenza personale.
Una volta usciti, a cosa vanno incontro?
L’uscita dalla comunità è un momento molto delicato. Da un punto di vista prettamente pratico, se non si è potuto inserirli in altri percorsi di tutela e non hanno figure che in una prima fase possono aiutarli, i giovani devono avere una soluzione abitativa e la capacità di sostenersi finanziariamente. Inoltre, se non sono impegnati in percorsi di studio, hanno bisogno di un lavoro regolare e di un contratto di affitto in modo da poter rinnovare il permesso di soggiorno che nel frattempo, al compimento dei 18 anni, è scaduto insieme agli altri documenti ottenuti durante la loro minore età. Il rinnovo dei documenti è un elemento fondamentale per la loro permanenza regolare in Italia: il percorso realizzato nel periodo di accoglienza viene valutato dalla Direzione Generale dell’Immigrazione che rilascia parere positivo o negativo. L’esito di tale valutazione è finalizzato al rinnovo del permesso di soggiorno. L’aspetto burocratico è abbastanza complesso e purtroppo, nonostante durante il periodo di accoglienza cerchiamo di sostenere i ragazzi e le ragazze nell’acquisizione di competenze utili ad accedere ai servizi in maniera autonoma, spesso necessitano di un ulteriore sostegno da parte nostra.
Una volta usciti dalla comunità, non c’è un iter uguale per tutti. Teoricamente il nostro lavoro dovrebbe terminare al compimento dei 18 anni ma spesso continuiamo a sentirli e a supportarli, anche se magari non sono neanche più sul territorio. Per alcuni di loro la fase di sgancio è particolarmente difficile: gli educatori sono le uniche figure di riferimento sul territorio e si crea un rapporto di fiducia e stima reciproca che non si cancella da un giorno all’altro. In linea generale, ogni ragazzo/a sceglie la sua strada, anche in base al percorso effettuato in comunità: alcuni sono riusciti a crearsi delle opportunità e hanno degli strumenti per poter proseguire in autonomia, altri decidono di cambiare città e hanno bisogno solo di un supporto limitato mentre altri si trovano maggiormente in difficoltà. In questi ultimi casi, quando ci sono le condizioni giuste, entra in gioco il progetto “Porto Sicuro” di Città Aperta APS.
L’Associazione di Promozione Sociale, con cui collaboriamo dal 2018 tramite la realizzazione di attività di promozione della solidarietà e dell’inclusione sociale, mette a disposizione con questa iniziativa un appartamento. Si intende in questo modo fornire un ulteriore supporto verso l’indipendenza personale per quei ragazzi che hanno bisogno di un piccolo aiuto in più per poi proseguire con la loro vita in maniera autonoma. Per ogni ospite viene redatto un progetto di ospitalità che prevede il conseguimento di obiettivi formativi e lavorativi in un tempo chiaro, breve e definito. In sinergia con i volontari dell’Associazione, i giovani gestiscono l’appartamento e le questioni più pratiche della convivenza: contribuiscono alle spese per l’acquisto dei generi alimentari e alle utenze. È un progetto a cui teniamo tanto e che riesce a sostenere i ragazzi che hanno bisogno solo di una piccola mano in più. In poco più di un anno si è riusciti a dare sostegno a una decina di ragazzi che hanno potuto costruire basi solide per costruirsi un futuro migliore in Italia. Questo progetto però necessita di risorse e per questo cerchiamo di ottenere finanziamenti attraverso bandi e raccolte fondi, come quella aperta su buonacausa.org.
Dall’articolo di Abruzzo Sera https://abruzzosera.it/dott-ssa-tamara-alfonso-crescere-insieme-la-situazione-dei-neomaggiorenni-stranieri-in-italia/?fbclid=IwAR1XedM1fJWg7XKzBnAVx0pxD9a6Wc_4p71H7nLEaIN3-dVgAacda61bVMc
Learn MoreCarnevale ’24
Par che ognun di Carnevale
a suo modo possa far;
par che ora non sia male
anche pazzo diventar.
Viva dunque il Carnevale,
che diletti ci suol dar.
Carneval che tanto vale,
che fa i cuori giubilar.
Carlo Goldoni
In comunità, festeggiamo il primo carnevale con i bambini ospiti di Crescere Insieme!
Abbiamo draghetti, coccinelle… e tantissimi coriandoli.
Ci vediamo in centro per festeggiare tutti insieme!
Buone feste!
Anche a Crescere Insieme è arrivato Babbo Natale per portare i doni ai bambini, alle mamme e ai ragazzi della comunità!
Un magico momento che non può mancare mai… e poi, tutti a giocare a tombola: caramelle e cioccolatini saranno l’ambito premio.
Con l’occasione, vi auguriamo buone feste!
Learn MoreFirmato il Protocollo d’Intesa per l’identificazione e la presa in carico dei minori vittime di tratta e di sfruttamento
E’ stato firmato Giovedì 23 Novembre presso l’Auditorium dell’Ance all’Aquila il Protocollo d’Intesa per l’identificazione e la presa in carico dei minori vittime di tratta e di sfruttamento. Al tavolo della partecipata iniziativa voluta dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni David Mancini erano seduti la Presidente del Tribunale per i Minori di L’Aquila Cecilia Angrisano, La Dirigente Santoli del Centro per la Giustizia Minorile di Abruzzo, Lazio e Molise e il Presidente della Cooperativa Sociale On the Road Sorgoni, i quali sono stati i primi sottoscrittori del Protocollo d’Intesa. Tra il numeroso pubblico intervenuto erano presenti i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, l’Assessora al Comune dell’Aquila Manuela Tursini e i rappresentati delle comunità socio educative per minori che operano sul territorio. Il Protocollo d’Intesa firmato giovedì sarà allargato nei prossimi mesi a tutti gli attori del sociale che possono entrare in contatto con fenomeni legati alla tratta e allo sfruttamento dei minori, sia per attività illegali, sia per quanto riguarda il loro impiego in lavoro nero o sommerso. E’ stato sottolineato dai relatori come allo stato attuale in Italia (dati 2021) i casi emersi di tratta e sfruttamento sono stati 1911 di cui i minori rappresentano soltanto il 3.3% del totale e che non esiste allo stato attuale un meccanismo territoriale o nazionale per l’identificazione precoce dei minori potenzialmente vittime di questo fenomeno.
Fonte: AbruzzoSera
Firmato il Protocollo d’Intesa per l’identificazione e la presa in carico dei minori vittime di tratta e di sfruttamento – Abruzzo Sera
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Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne e di genere
Il comportamento violento non è mai responsabilità di chi lo subisce, ma solo di chi lo agisce.
In Italia il 31,5% delle donne tra i 16 e 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza da parte di un uomo. Questo è un dato globale, trasversale a tutte le regioni, le classi socio-economiche e il livello di istruzione.
Anche la violenza domestica colpisce nella grande maggioranza dei casi le donne e, quando queste sono madri, anche i loro figli e figlie diventano vittime di maltrattamento, in quanto testimoni di violenza. Il 32,4% dei bambini e delle bambine prese in carico dai servizi sociali assistono alla violenza sulle loro madri.
Come comunità, cerchiamo di contribuire al cambiamento, attraverso gli strumenti educativi a nostra disposizione che utilizziamo con i/le giovani ospiti e con i nuclei madri-bambino, perché la violenza non sia mai una soluzione.
Ricordiamo a tutt3, se siete vittime di violenza o conoscete persone che lo sono, potete chiamare il numero nazionale 1522.
Benvenuto piccolo E.
La famiglia di Crescere Insieme diventa sempre più grande! Accogliamo nella nostra comunità Madre-Bambin* il nuovo nato, E. che con i suoi 3,5kG di amore ci riempie già le giornate!
Learn MoreDocumento congiunto delle comunità per minori de L’Aquila
In data 9/10/23 si è tenuta la prima riunione delle Comunità per Minori che operano nel
territorio comunale, questo primo incontro vuole stabilire tra noi un appuntamento fisso e
si propone di trasformarsi in un coordinamento attivo per tutelare i ragazzi meritevoli
presenti in accoglienza, i nostri collaboratori e i dipendenti da una pericolosa deriva che
tende ad individuare nelle strutture la causa di alcune problematiche e non parte della
soluzione come dovrebbe essere in una interlocuzione sana e priva di attacchi strumentali.
Sappiamo quindi che temi del disagio giovanile e delle criticità legate al fenomeno della
devianza minorile, negli ultimi mesi, sono al centro del dibattitto cittadino e nazionale. Nella
nostra città, come in ogni area urbana del Paese, registriamo da qualche anno un
peggioramento della condizione dei giovani con l’aumento preoccupante delle aree di
marginalità e di bisogno: la cronaca sempre più spesso ci parla di episodi di bullismo e di
varie forme di illegalità diffusa, messi in atto da fasce sempre più giovani della popolazione.
Ci viene rimandata la fotografia di un fenomeno complicato, inserito in una società
mutevole, in cui le misure di tutela delle persone più fragili e le strategie di tenuta sociale
risultano fortemente indebolite. Un fenomeno che sembrerebbe essere prevalente tra gli
adolescenti, stranieri non accompagnati ma anche italiani, che vivono una particolare fase
del ciclo evolutivo e sono quotidianamente attraversati da importanti domande relative al
Sé e all’Altro. Il percorso relativo alla costruzione della loro Identità risulta una strada per
alcuni difficile da percorrere.
Purtroppo, però, quando ascoltiamo i dibattiti sul tema, le soluzioni proposte sono spesso
frutto di posizioni accusatorie e/o esclusivamente repressive e non di un’analisi che tenga
conto della complessità del fenomeno e del reale. Si punta il dito, a volte anche contro
questi stessi ragazzi, addossandogli semplicisticamente un’etichetta che rischiano di portarsi
dietro tutta la vita.
Noi come strutture del territorio, ormai da anni, siamo presenti in città con le nostre
comunità socio-educative e con le nostre équipe multidisciplinari. I nostri professionisti,
ogni giorno, lavorano in prima linea per sostenere i ragazzi a scoprire le loro risorse,
rispettare l’altro e le regole comunitarie, trovare la propria strada nel mondo degli adulti.
Assistenti sociali, psicologi ed educatori si confrontano con le complessità di questi giovani,
fanno la propria parte tentando di trasformare i punti di forza individuali in opportunità
concrete, le difficoltà e gli sbagli in occasioni di crescita e cambiamento. Un lavoro
continuo, quotidiano, difficile. Nel corso degli anni abbiamo accolto oltre 500 minori in
condizione di abbandono o di fragilità sociale. Non stiamo adesso a sottolineare i risultati
raggiunti, seppur importanti, perché non è questo il focus dell’intervento.
Siamo assolutamente convinti dell’importanza della necessità di una vigilanza capillare da
parte delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine, con le quali abbiamo il dovere di
intrattenere una relazione quotidiana e costante, che possa favorire il confronto,
individuare tempestivamente le criticità e mettere in campo interventi di soluzione delle
stesse ma nondimeno ci vogliamo soffermare su quali siano le reali possibilità di intervento
delle strutture socio educative. Le nostre comunità, quotidianamente, predispongono e
realizzano interventi che mettono al centro il minore attraverso relazioni educative e azioni
concrete che permettano a quel determinato minore di raggiungere il maggior grado
possibile di senso di responsabilità, autonomia e autostima e che si propongono di ridurre i
fattori di rischio relativi ai fenomeni di disagio e devianza giovanile.
Viene utilizzato ogni strumento educativo a disposizione, ogni risorsa del territorio e ogni
forma ludica per evitare devianze e pericoli e per sostenere lo sviluppo di potenzialità e
benessere personale. Ma bisogna tenere a mente che non siamo strutture né detentive né
psichiatriche e che quindi il contenimento dei ragazzi oppositivi non può andare oltre gli
strumenti che ci concede la normativa vigente.
I progetti educativi individualizzati sono certamente lo strumento essenziale per accogliere
le sensibilità dei ragazzi, i loro bisogni e aspettative in modo da tradurli in percorsi di vita
strutturati ma educare, lo sappiamo, è un compito complesso. Non è un’iniziativa privata,
riservata solo ad alcuni, bensì è un’azione collettiva che implica la partecipazione e
l’impegno di più soggetti.
Il Comune deve e può essere il primo alleato delle strutture socio educative tramite la
professionalità, indiscussa, dei propri dirigenti e delle assistenti sociali che si impegnano in
un’interlocuzione anche quotidiana, quando necessario.
La scuola è un elemento fondamentale: accoglie, forma e in diversi casi, lavora il doppio per
offrire un percorso didattico a ragazzi spesso già grandi e non necessariamente centrati su
cosa vuol dire studiare e stare dentro una classe, a causa di esperienze precedenti e/o
vissuti emotivi particolarmente delicati.
Lo sport può essere un veicolo di integrazione e inclusione straordinario: ogni iniziativa in
questo senso va sostenuta e incoraggiata. Negli anni, la nascita di realtà come United
L’Aquila o le tante iniziative promosse dall’Aquila 1927 hanno rappresentato occasioni
importanti per chi opera quotidianamente con i ragazzi.
Attraverso i tre fondamentali esempi citati, vogliamo evidenziare come sia necessario che
ogni parte attiva del processo educativo di questi giovani sia coinvolta e che se da una parte
un’azione di controllo è indispensabile, dall’altra è necessario mettere in campo ogni mezzo
possibile per offrire alternative ai nostri giovani.
La rete del nostro territorio esiste: va sostenuta e migliorata.
Gli enti del terzo settore che si occupano di assistenza e residenzialità in si avvalgono del
lavoro di oltre 100 persone in città tra assistenti sociali, psicologi, educatori professionali,
notturnisti ed operatori. Il loro lavoro svolto spesso in condizioni difficili merita il rispetto
delle forze politiche e degli amministratori.
Rammarica vedere, invece, che oggi assistiamo alla ricerca dell’ennesimo capro espiatorio:
per molti sono le Comunità, per altri il Comune e per altri ancora i ragazzi, che sono minori e
per cui la legge italiana è, giustamente, garantista anche se i recenti decreti legge indirizzati
verso una dinamica più restrittiva dimostrano la portata nazionale se non anche
internazionale del fenomeno.
A volte e fortunatamente non da parte di tutti sembra non esserci la reale volontà di andare
a capire l’origine del problema, che non è solo locale, per inserire reali e utili correttivi.
Non crediamo che ci siano soluzioni preconfezionate ma una modalità operativa che
riteniamo utile, ad esempio, potrebbe essere l’istituzione di un tavolo tecnico permanente
composto dalle Istituzioni, dai rappresentanti degli enti di accoglienza e dalle forze
dell’ordine. Un tavolo che potrebbe avere sempre sotto controllo il polso della situazione e
le eventuali criticità, in modo da non lasciare nessuno da solo nel momento della difficoltà e
che potrebbe redigere un vademecum operativo condiviso per gestire le situazioni di
criticità.
Dal nostro punto di vista è indispensabile, come comunità intera, stimolare e attivare
“anticorpi” che siano in grado di far fronte a tali fenomeni, prevenirli e ri-orientare percorsi
di vita che sono partiti male ma che non per questo sono senza speranza .
Inoltre, al netto di quanto sopra esposto, occorre precisare che nell’episodio avvenuto in
centro storico la notte di sabato bisogna precisare che la rissa ha visto coinvolte persone
adulte e non ospiti delle nostre strutture per cui si chiede agli organi di stampa una rettifica.
Come è utile anche segnalare la presenza di decine di giovani stranieri che non
usufruiscono della rete di accoglienza e residenzialità e per i quali non c’è nessuna struttura
responsabile. Per queste ragioni sarà cura delle scriventi smentire ogni episodio che verrà
indicato alla pubblica opinione come ascrivibile alle azioni dei minori ospiti ma che in realtà
è compiuto da terzi.
Infine in queste ore ci stiamo attivando per chiedere un incontro al Prefetto dell’Aquila, al
Sindaco e ai responsabili dei servizi sociali per capire le modalità più proficue per mettere
ulteriormente a disposizione della collettività le professionalità presenti nelle nostre
strutture.
Goffredo Juchich
Responsabile Crescere Insieme Comunità per minori
Antonella Di Gregorio
Responsabile Case Famiglia “Il Volo delle Aquile”, “Il Nido delle Aquile”, “La Dimora delle
Aquile” e CAS “La Rondine”
Francesca Giorgi
Responsabile Casa Famiglia “Fraterna Tau ODV ETS
Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata
Qualche tempo fa, una giovane coppia ci ha contattato mostrando interesse e curiosità verso i nostri progetti socio-educativi e le nostre attività quotidiane. I due ragazzi hanno deciso di sostenere la nostra mission e, in occasione del loro matrimonio, hanno voluto dare un contributo attraverso una donazione. Come équipe professionale, insieme ai ragazzi, bambini e madri delle nostre comunità, vorremo ringraziarli di cuore , augurandogli il meglio per la loro vita futura insieme.
Learn MoreDisagio giovanile il nostro intervento su Abruzzosera.it
Nel link riportiamo l’articolo pubblicato sul quotidiano on line Abruzzosera.it al cui interno viene riportato un nostro intervento
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