
La rete territoriale come antidoto al disagio giovanile: Intervista al responsabile Goffredo Juchich
Il tema dell’accoglienza e dell’integrazione dei minori in fragilità è centrale per la nostra missione. Per fare chiarezza sul ruolo fondamentale delle comunità e sulla complessità del nostro lavoro quotidiano, il nostro Responsabile, Goffredo Juchich, ha rilasciato una significativa intervista ad Abruzzo Sera. L’articolo mette in luce l’impegno di Crescere Insieme nel fornire supporto a minori in difficoltà e sottolinea l’importanza cruciale della collaborazione tra istituzioni e territorio per costruire un futuro migliore.
Riportiamo integralmente il contenuto dell’articolo.
Abruzzo Sera, 17 Ottobre 2025 “Crescere Insieme”: La rete territoriale come antidoto al disagio giovanile – Abruzzo Sera
Juchich, i recenti fatti di cronaca hanno portato a una rinnovata attenzione sul circuito di accoglienza. Qual è la vostra posizione in merito?
“È fondamentale smettere di cercare ogni volta il capro espiatorio. I casi di cronaca che spesso finiscono all’indice non sono, nella maggioranza, riconducibili ai ragazzi che sono stabilmente e con profitto nel circuito dell’accoglienza. Molte volte si tratta di giovani che non sono mai entrati in comunità o che si allontanano spontaneamente poco dopo l’ingresso. Siamo parte della soluzione, non del problema. Il comune dell’Aquila, inoltre, ha diversi progetti attivi ed altri in cantiere. Se ognuno fa la sua parte senza speculazioni politiche facciamo solo il bene dei ragazzi e del territorio”
Quali sono le principali difficoltà che incontrate nella gestione dei minori, in particolare i MSNA?
“Il nostro è un lavoro complesso. La principale difficoltà risiede nel trauma e nello sradicamento profondo che molti ragazzi portano con sé. Sono storie di viaggio, perdite e violenza che richiedono un approccio psicologico costante per ricostruire la fiducia.”
“A questo si aggiunge la barriera linguistica e culturale iniziale che, nonostante l’attivazione immediata dei mediatori, rende complessa la comunicazione e l’avvio dei percorsi formativi. Infine, l’incertezza sul futuro e la precarietà legale generano una forte ansia che mina la loro motivazione a impegnarsi nello studio o nel lavoro, ostacolando il cammino verso l’autonomia.”
Qual è l’impegno quotidiano di “Crescere Insieme”?
“Il nostro è un impegno tenace e discreto. Il lavoro che quotidianamente svolgiamo all’interno delle nostre comunità è intenso e mirato. Cerchiamo di offrire un ambiente sereno dove i ragazzi possano sentirsi accolti e supportati nel loro percorso di crescita, personale e sociale. La quasi totalità di loro ha percorsi educativi strutturati, di formazione, di studio o di lavoro. Sono ragazzi che si impegnano e diventano i protagonisti del proprio progetto di vita, costruendo così il loro futuro.”
Avete anche realizzato il cortometraggio “Vite in Cammino”. Perché l’esigenza di raccontare queste storie?
“Proprio per contrastare la narrazione negativa. ‘Vite in Cammino’ è un pezzo di realtà sui minori non accompagnati all’Aquila che non viene raccontato quasi mai: la parte di gran lunga maggioritaria dei percorsi dei ragazzi che trovano accoglienza nelle nostre case famiglia, che studiano e lavorano. Vogliamo mostrare la complessità delle loro storie e il lavoro educativo che svolgiamo. L’intenzione è che questo corto entri nelle scuole.” – “voglio anche ricordare il docufilm di Gabriele Ferrara sui minori stranieri in città” Guarda ora in esclusiva su Abruzzo Sera il documentario sui minori stranieri all’Aquila – Abruzzo Sera
Cosa chiedete alle Istituzioni e alla comunità per migliorare la situazione?
“Serve una collaborazione a 360 gradi e un approccio multifattoriale. Il controllo è certamente importante, ma non basta. Dobbiamo fornire alternative ai giovani, sia stranieri che italiani, che vivono situazioni di disagio. È fondamentale utilizzare veicoli come lo sport – penso al progetto United L’Aquila che abbiamo contribuito a fondare e alla collaborazione costante con L’Aquila 1927– per favorire l’accoglienza e l’integrazione. I ragazzi vanno fatti sentire parte del sistema, per evitare la marginalizzazione e le derive delinquenziali. L’impegno educativo che portiamo avanti all’interno delle nostre strutture deve varcare le soglie delle comunità, raggiungendo un numero sempre maggiore di giovani del territorio con competenze e metodologie mirate.”
Lei ha spesso sottolineato l’importanza di fare ‘rete’. Quanto è cruciale il legame con il territorio per l’efficacia dei vostri interventi?
“È assolutamente cruciale. Non possiamo risolvere il disagio giovanile da soli. Il nostro intervento, per essere efficace e duraturo, deve essere sostenuto da un sistema territoriale coeso. Quando parlo di rete intendo un lavoro sinergico con le istituzioni, le scuole, le associazioni sportive e le imprese.”
“La rete è la garanzia che il percorso educativo del minore non si interrompa una volta uscito dalla nostra struttura. Abbiamo collaborato con realtà come il Rotary Club L’Aquila e diverse cooperative sociali, partecipando a seminari come ‘Ponti, incontri e racconti contro il razzismo’. Solo se la comunità intera collabora nel progetto di integrazione si possono evitare la marginalizzazione e le derive delinquenziali. Ripeto dobbiamo ‘portare fuori le mura’ le nostre metodologie per raggiungere un numero maggiore di giovani in difficoltà.”
La fragilità che accogliete è spesso profonda. Come viene gestito il supporto psicologico per i bambini e gli adolescenti ospitati?
“Il supporto psicologico è un elemento strutturale e irrinunciabile della nostra équipe educativa. Abbiamo una psicologa interna che lavora in costante collaborazione con gli educatori e l’assistente sociale. I minori che accogliamo, in particolare i MSNA, portano con sé storie di traumi, sradicamento e perdite. Non si tratta solo di ‘gestire’ l’emergenza, ma di avviare un vero e proprio percorso terapeutico e di ascolto psicosociale.”
“L’approccio è multidisciplinare e individualizzato. Non facciamo solo colloqui individuali; i momenti di formazione psicoeducativa per i ragazzi e i nostri operatori sono costanti. La nostra psicologa, insieme all’assistente sociale, è fondamentale anche per il supporto alla genitorialità delle famiglie problematiche o in situazioni di fragilità che seguiamo, con l’obiettivo primario di favorire, quando possibile, il rientro del minore nella famiglia d’origine in un ambiente più sano. “
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